domenica 3 giugno 2012

Caprifoglio (Lonicera)


Il nome Caprifoglio deriva dal latino caprifolium e fa riferimento alla predisposizione di questa pianta ad arrampicarsi a tutto ciò che si trova nelle sua immediate vicinanze e che ricorda, per questo, l'abilità d'arrampicarsi delle capre. Famosa è anche la dolcezza del nettare di questo fiore, da cui deriva il significato attribuito alla pianta e cioè dolcezza d'animo.


Degli altri nomi assegnati a questo genere si può citare Dioscoride che insieme ai greci chiamava queste piante "peryclimenon", che tradotto liberamente significa “accerchiamento” (termine che probabilmente deriva dal verbo “perikleio”, “io mi intreccio”). Ma un'altra etimologia fa derivare questo nome dal “polimorfo” personaggio di Periclimene, figlio di Neleo, descritto da Omero nell'Odissea.
“Madreselva”, altro nome per queste piante, si trova per la prima volta nell'opera dedicata ai medicamenti del medico romano Scribonio Largo
Gli altri nomi (Vincibosco – Ligabosco) sono di derivazione rinascimentale toscana.


 Il significato del fiore è: dolcezza d'animo.
Se si raccoglie un ramo di caprifoglio, secondo la tradizione, si fa in modo di donare alla propria famiglia pace e serenità. Tutte le storie ad essa legate, in qualche modo sono riconducibili all’amore. Ed in particolare all’amore di una donna che si “attacca” e rimane così avvinghiata all’uomo simbolo del suo amore.


In Inghilterra, regalare un ramo di caprifoglio è ancora significato di promessa di fedeltà. A seconda della popolazione che vi si è trovata ad avere a che fare, questa pianta ha assunto connotati diversi. Per i popoli di origine celtica i fiori di caprifoglio possedevano la capacità di effettuare degli incantesimi d’amore, essendo gli stessi in grado di combattere il “veleno” prodotto dalla nostalgia d’amore. E’ utilzzato anche nella medicina tradizionale cinese, per la quale questa pianta è in grado di rafforzare la libido e la potenza sessuale.
Il caprifoglio, insieme al nocciolo è fortemente legato alla storia epica di Tristano ed Isotta, giovani amanti sfortunati della letteratura. Si narra infatti che Tristano, cacciato da Re Marco perché innamorato della regina, visse confinato per un anno intero, in preda alla disperazione ed alla solitudine perché impossibilitato a stare con il suo amore. Tornato di nascosto nei boschi per vederla passare in seguito ad un trasferimento incise il suo nome in un ramo di nocciolo per farsi “vedere” e poterla incontrare. Già nel passato il caprifoglio ed il nocciolo avevano fatto da teatro al loro amore. Dopo mille peripezie ed un amore tormentato, saranno il contorno delle loro tombe, dove i due amanti, come le piante avvinghiate l’una all’altra, saranno inseparabili.


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