venerdì 30 novembre 2012

L'arte del decoro: i dolci

Dunque dicevamo che il desiderio di abbellire e decorare l'abbiamo nel nostro DNA femminile. Ci piace sederci ad una tavola ben apparecchiata per i nostri ospiti e servire cibi che abbiano un bell'aspetto. Sui dolci, se ne siamo capaci, ci scateniamo e facciamo concorrenza ai migliori pasticceri. (N:B: parlo per la maggioranza delle femmine....NON per me, naturalmente!!):










































Io, come tutti, resto affascinata da questa bellezza, però alla gioia degli occhi preferisco quella della bocca e queste meraviglie mi intimoriscono un po'. Ho paura che siano di gusto un po' troppo ricco per me, che amo i dolci semplici, fatti in casa. In linea di massima preferisco cose così:




















Mhh...ho paura che facendo questo post, qualche kilo me lo sono guadagnato!!! Si ingrassa anche solo a guardare????

giovedì 29 novembre 2012

Amici 3

Dopo esserci arrovellati con tanti se e tanti ma a proposito del triste epilogo della storia di Pippo II, arrivò il momento di cambiare pagina e tornare a pensare con prudente serenità al modo migliore per realizzare un desiderio che ora anche i nostri bambini condividevano. C'era lo spazio, c'era il tempo e soprattutto c'era la voglia di trovare un nuovo amico. La scelta questa volta cadde su un pastore tedesco di stirpe illustre come diceva il suo pedigree. Da bambina avevo avuto anch'io un cane di quella razza, si chiamava Zenda, e lo ricordavo per la dolcezza del suo carattere. 
  
Lo aspettavamo per settembre ma nel mese di agosto ci fu un evento imprevisto. Un vicino di casa, nel recarsi in paese per sbrigare delle commissioni, scorse un cucciolo che ne stava  impaurito sotto un'auto parcheggiata, probabilmente per cercare  riparo dal sole cocente. Aveva tutta l'aria di essere stato abbandonato e forse vagava da qualche giorno come si poteva dedurre dal suo pelo unto e appiccicoso. Il nostro vicino non ebbe il coraggio di lasciarlo e lo portò con sè pur sapendo che non avrebbe potuto occuparsene personalmente per molti motivi. Da parte nostra non fu possibile restare indifferenti di fronte a quella creatura e in pochi minuti ci rendemmo conto che ci sarebbe stato spazio anche per lui.
 
 
Non vi sembra 'na bellezza ? Non sapevamo niente di lui, dei suoi genitori, della sua origine, della sua breve storia, ma non aveva importanza, da quel giorno, e per più di quindici anni, sarebbe stato Otto, il nostro cane fedele.
A settembre arrivò naturalmente anche Bau, così avevamo scelto di chiamare il pastore tedesco. I due,tanto diversi nell'aspetto e nel carattere, diventarono  amici inseparabili.
Bau era un vero signore, si muoveva con contegno ed eleganza, se gli porgevi del cibo con la mano lo prendeva con delicatezza e non abbaiava mai. A quello pensava Otto, che si era autonominato capobranco. Eppure non ho mai visto nessuno dei due compiere un gesto fuori misura con i bambini, al contrario... guardate queste immagini...





Se dovessi inventarmi un titolo per queste effusioni tra cuccioli di specie diverse , direi "Felicità pura", per cani e bambini ovviamente.
Io magari ero un po' meno felice, ad essere sinceri. Il giardino non era ancora decollato e la presenza di due cani di grossa taglia che corrono avanti e indietro non aiutava certo a migliorarlo. Ma non si poteva tornare indietro, ormai Otto e Bau erano parte della nostra famiglia e della nostra vita.
Condividevano i giochi di Fabio e Maxi



       le attività sportive


e quando si rientrava da una vacanza non ci facevano mancare un caloroso bentornati.



Spesso Otto si comportava da ragazzaccio; avendo un'agilità particolare  riusciva a superare ogni cancello, ogni recinzione e la sua indole di cacciatore lo portava a mietere vittime nei pollai della zona o tra i gatti che incautamente entravano in giardino.
Bau invece si lasciava gestire più facilmente e non creava mai problemi. Purtroppo però, come spesso accade ai cani di razza, dopo una decina d'anni trascorsi in buona salute, improvvisamente fu portato via da una malattia tanto fulminante quanto misteriosa e Otto si ritrovò padrone incontrastato di tutto il territorio.
Passarono altre stagioni ma senza compagnia le giornate per lui erano meno divertenti.



Gli anni incominciavano a farsi sentire, la sua bella dentatura si era frantumata sulle maglie di cento reti metalliche, i baffi si erano fatti grigi e le zampe posteriori..., quelle erano un problema, non lo reggevano più.
Passava sempre più tempo sdraiato sotto il portico e chissà cosa passava nella sua mente : ricordi forse... nemmeno i suoi bambini che adesso erano grandi riuscivano a rallegrarlo.



E poi arrivò quell'estate del '92 e quella vacanza negli Stati Uniti che avrebbe cambiato le nostre vite. Eravamo partiti con una certa apprensione e con il timore di non trovarlo al ritorno. Invece lui c'era, ma qualcun altro mancava e lui non capiva. Per due settimane restò lì seduto ad aspettare con il muso puntato verso la strada, aspettando il suono di un motore, una voce nota, dei passi.


E poi capì che il tempo era finito e smise di aspettare, non poteva più sopportare tanta tristezza.


Questo era Otto, il nostro cane fedele.
(segue)

Il piccolo principe 1

Oggi ho trovato in internet il sito di una ludoteca di Catania. Sembra un posto perfetto per portarci i bambini...purtroppo un po' fuori mano per andarci con la Bea.
C'è una pagina di pensieri sul loro sito, che mi è piaciuta molto e quindi la voglio condividere con tutti copiandola qui in un paio di post. Penso di non rubare niente perchè questi pensieri sono già famosi.
 Eccoli:




Trova il tempo di riflettere,
è la fonte della forza.
Trova il tempo di giocare,
è il segreto della giovinezza.
Trova il tempo di leggere,
è la base del sapere.
Trova il tempo di essere gentile,
è la strada della felicità.
Trova il tempo di sognare,
è il sentiero che porta alle stelle.
Trova il tempo di amare,
è la vera gioia di vivere.
Trova il tempo d‘esser contento,
è la musica dell‘anima.

                                                
 Antica ballata irlandese



Dite:
è faticoso frequentare bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E‘ piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi
fino all‘altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi,allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.

                                                              J.Korczack










E crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.
Non è quella che si insegue a vent‘anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...
La felicità non è quella che affanosamente si insegue credendo che l‘amore sia tutto o niente...
non è quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...
la felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose....
...e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità,
che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore,
che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità,
che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi,
di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore,
che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto,
che il profumo della primavera ti sveglia dall‘inverno,
e che sederti a leggere all‘ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l‘amore è fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco,
di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata
e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi,
sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro
o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono,
ricevere un messaggio inaspettato,
sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami...
E impari che c‘è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri,
che c‘è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese, nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c‘e‘ nel cuore un piccolo-grande Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.
Anonimo
 


Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l‘ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell‘animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l‘amore,
e fallo conoscere al mondo.

(Mahtma Gandhi)
Un sorriso non costa niente e produce molto
arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo da.
Dura un solo istante,
ma talvolta il suo ricordo è eterno.
Nessuno è così ricco da poter farne a meno,
nessuno è abbastanza povero da non meritarlo.
Crea la felicità in casa,
è il segno tangibile dell‘amicizia,
un sorriso dà riposo a chi è stanco,
rende coraggio ai più scoraggiati,
non può essere comprato, né prestato, né rubato,
perchè è qualcosa di valore solo nel momento in cui viene dato.
E se qualche volta incontrate qualcuno
che non sa più sorridere,
siate generoso, dategli il vostro,
perchè nessuno ha mai bisogno di un sorriso.
quanto colui che non può regalarne ad altri.

Anonimo







mercoledì 28 novembre 2012

Playing for change

Qualche tempo fa Angelo sul suo blog, ha parlato del rythm and blues, rimandandoci a vedere alcuni spezzoni musicali su youtube.
E' stato lì che ho scoperto questi musicisti di strada che mi sono entrati subito nel cuore e, naturalmente, ho indagato.



Che cosa è “Playing for Change”? Letteralmente l’espressione ha due interpretazioni: “Suonare in cambio di moneta”, ma anche “giocare/suonare per il cambiamento”.
PFC nasce da una filosofia che vede la musica come mezzo per divulgare un messaggio di pace e fratellanza. 






Playing for Change è un supergruppo musicale formato essenzialmente da artisti di strada di varie etnie, nato come progetto multimediale per opera del produttore discografico statunitense ed ingegnere del suono Mark Johnson, del Timeless Media Group, e di Enzo Buono.
Servendosi di uno studio di registrazione mobile, sono state raccolte in varie parti del mondo le performance di musicisti che eseguivano una medesima canzone, interpretata nel proprio stile personale; l’ambizioso percorso ha condotto gli ideatori di Playing for Change dal Sud Africa del dopo-apartheid fino alla remota bellezza dell’Himalaya, passando per le antiche strade del Medio Oriente.
Grazie a innovative attrezzature digitali portatili, la squadra PFC ha filmato e registrato oltre cento musicisti, in larga parte all’aperto, in piazze, parchi, strade (spesso sterrate) e villaggi. Ogni performance creava un nuovo mix in cui, in sostanza, ogni musicista interagiva con gli altri, a dispetto della distanza di centinaia o migliaia di chilometri.




Con lo stesso nome Playing for Change Foundation nel 2004 è stata fondata una organizzazione non a scopo di lucro – la Playing for Change Foundation – cui è demandato il compito di edificare scuole di musica destinate all'infanzia nei luoghi più disparati del mondo. Il progetto è orientato a sostenere in maniera particolare realtà del terzo mondo.








Il repertorio del gruppo è vasto e varia dalla musica blues, al soul, al pop, al classico rock and roll, con brani di autori affermati come Bob Dylan, Bob Marley, Ben E. King, Tracy Chapman.
Il loro successo maggiore è Stand by Me, lo standard del rock and roll di Ben E. King e del duo Jerry Leiber e Mike Stoller, già portato al successo da vari artisti.
Il brano è stato il primo singolo del gruppo ed ha preso le mosse da un artista di strada a Santa Monica (California), Roger Ridley (Poi deceduto).






Sulla base dell'interpretazione di questo artista, Johnson e Buono hanno iniziato un viaggio attraverso il mondo registrando gli interventi e le esecuzioni di più e più artisti. Tutte le diverse interpretazioni sono state poi sottoposte a missaggio in un pasticcio finale.
La Band continua il suo compito di raccogliere fondi per i diseredati. Nel 2012 Ha iniziato un tour mondiale  "Ritorno alle nostre origini", attraverso l'Europa e il Brasile. "Star" del gruppo sono Grandpa Elliot con la sua armonica e Clarence Bekker
 




Ogni volta che si esibiscono, mettono anima e spirito in ogni nota e in ogni parola creando un legame con il pubblico, che va ben oltre la musica stessa. La band PFC spera con la sua musica di rendere il mondo un posto migliore dove vivere liberi, come esseri umani.
Grandpa può essere un uomo cieco, ma di sicuro vede la luce!