domenica 15 febbraio 2015

Il giardino di Elizabeth



Vorrei consigliare la lettura di questo libro a tutte le persone che amano prendersi cura del proprio giardino o terrazzo, comunque esso sia, in particolare a quelle che si emozionano quando vedono spuntare la prima gemma in primavera e non si tirano indietro se c'è da affondare le mani nella terra o sbriciolarne una zolla, sentendo le infinite potenzialità che contiene, a tutte quelle persone insomma che amano sentirsi in sintonia con la natura.

"Il giardino di Elizabeth" scritto da Elizabeth von Arnim alla fine dell'800, non è un romanzo e nemmeno un manuale di giardinaggio, bensì il diario intimo di una donna incredibilmente moderna che sceglie di vivere in una tenuta decisamente isolata, con il proposito, o il sogno, di trasformare un luogo incolto e selvaggio in un incantevole giardino.

Elizabeth è inesperta e sola, nel senso che nessuno condivide il suo progetto. Il marito, che lei chiama L'uomo della collera, è più interessato alla coltivazione delle rape che a quella dei fiori, così come i rozzi giardinieri che dovrebbero aiutarla nei lavori più pesanti vengono reclutati tra i braccianti, spesso stranieri, incapaci di comprendere le sue istruzioni. In realtà la donna può confidare solo in sè stessa e nella sua caparbietà tutta femminile, tale da farle pensare : "Se Eva avesse avuto una vanga nel paradiso terrestre e avesse saputo che cosa farne, non avremmo avuto tutta quella triste faccenda della mela".

Elizabeth ha una particolare passione per i fiori semplici e spontanei e leggendo il libro mi sono imbattuta nei nomi di alcune specie a me assolutamente sconosciute. 
Così, presa dalla curiosità, ho fatto qualche ricerca in proposito, ma il materiale trovato è limitato, probabilmente perchè alcuni di questi fiori si sono estinti o più semplicemente, sono passati di moda. 

Il Sigillo di Salomone, uno dei simboli più noti della tradizione ebraica, è anche il nome che viene dato a questa pianta :



Piccola, discreta, quasi nascosta, appartenente al genere Polygonatum, non è facile da scoprire. Se ne distinguono due specie, una maggiore, Polygonatum multiflorum, ed una minore, Polygonatum odoratum.
Vivono entrambe al margine o all'interno di boschi di faggi, di querce, o misti, in un terreno ricco di sostanza organica derivata dal progressivo disfacimento delle foglie cadute.




Crescono all'ombra, talvolta completamente nascoste dal fitto sottobosco. Il Polygonatum multiflorum ha steli arrotondati che raggiungono un'altezza di 70 cm; i fiori, campanulati, sono portati in piccoli grappoli che si formano sull'ascella delle foglie. Sono di colore bianco verde e fioriscono da maggio a giugno.
Il Polygonatum odoratum è più piccola e meno sviluppata in altezza, ha steli spigolosi e porta i fiori penduli, singoli, talvolta a coppie.





Il frutto è costituito da bacche scure che raggiungono il pieno colore solo nella seconda parte dell'estate.




In autunno, prima di seccare,l'intera pianta si tinge di un intenso colore giallo oro luminoso.


Davvero difficile comprendere cosa intenda Elizabeth quando parla delle esperidi che crescono nel suo giardino.Ovviamente non si riferisce a quelle leggiadre fanciulle che la mitologia greca collloca in un meraviglioso giardino ai confini della terra abitata, con il compito di custodire il prezioso albero che dava mele d'oro.

Potrebbe trattarsi di Hersperis Matronalis : dal termine greco hesperis = vespertino, si alluderebbe a una caratteristica di questa pianta che emana un intenso profumo di viola nelle ore preserali, mentre matronalis allude alle feste celebrative delle matrone romane a ricordo del celebre ratto delle sabine.

La viola matronale ha fiori bianchi, o rosa, o lilla porporini.











Fu introdotta in Europa, proveniente dall'Asia Minore, nei giardini viennesi e fu chiamata "viola mascena" o "viola siriaca".In Italia arrivò attraverso la Francia e fu chiamata "viola matronale". I botanici, restii a farsi influenzare dalle mode, continuarono però a chiamarle con l'antico nome di esperide.



E cosa mai saranno le celidonie che con gli anemoni rendono tanto radiosa la Pasqua di Elizabeth?
La celidonia è una pianta erbacee che appartiene alla famiglia delle Papaveracee. Molto diffusa nel bacino del Mediterraneo, cresce spontaneamente nei boschi e nelle zone abbandonate, ma cresce anche nei giardini e nelle aiuole,spesso in maniera infestante. 






L'origine del suo nome non è certa: qualcuno fa derivare celidonia dal latino coeli donum, dono del cielo,altri dal grco chelidon che significa rondine. Plinio racconta che Aristotele era convinto che i rondinini nascessero ciechi e tali sarebbero rimasti se le madri non avessero deposto sui loro occhi una goccia del lattice di questa pianta.




Le foglie sono lobate, alterne, color verde bluastro , mentre i fiori hanno il calice composto da due sepali caduchi e corolla con quattro petali gialli.




  Che peccato che del giardino di Elizabeth non esistano immagini o disegni su cui far viaggiare la fantasia, ma forse proprio per questo le sue parole hanno il potere di evocare profumi e colori per sempre.




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