mercoledì 19 aprile 2017

Teste di moro e leggende



Molti balconi e case della splendida Palermo, sono ricchi di fiori e piante ornamentali, interrati in vasi o graste, (come vengono chiamati in siciliano) di creta o ceramica più o meno decorati o semplici, fra questi fanno bella mostra dei vasi veramente singolari che raffigurano la testa del moro.
Molti pensano che questa particolare forma esornativa sia dovuta ad una stravaganza di qualche artigiano, ma si sa, molte volte l’arte e la leggenda si intrecciano al punto da non riuscire più a distinguere se è l’una che ispira l’altra o viceversa …

La leggenda più conosciuta è questa:



Si narra che a Palermo, nel bellissimo quartiere arabo “Al Hàlisah”, oggi la Kalsa, intorno all’anno 1000,  periodo della dominazione araba, viveva una fanciulla bellissima la cui pelle rosata ricordava la delicatezza dei fiori di pesco a primavera, e gli occhi d’un azzurro intenso, rispecchiavano il mare che bagna la nostra bella isola. Il suo passatempo preferito era quello di prendersi cura delle piante del suo balcone, dove passava molto del suo tempo. Un giorno, un giovane moro , passando sotto il balcone della fanciulla, la vide così bella e aggraziata che se ne invaghì perdutamente.
Subito le dichiarò il suo amore e la ragazza, impressionata dalla bellezza e dall’audacia del giovane, ricambiò più che volentieri il suo amore. Ma avvenne che dopo qualche tempo, la fanciulla scoprì che il suo bel moro presto l’avrebbe lasciata per tornare al suo paese dove lo attendevano moglie e figli. Presa dalla rabbia, per essere stata ingannata, e dalla gelosia, decise di tenerlo per sempre con sè.
Attese la notte e mentre il moro dormiva lo uccise, lo decapitò e della testa ne fece un vaso in cui piantò del basilico, pianta regale, ma anche pianta dell’ amore e della passione, poi lo mise in bella mostra sul suo balcone. Il basilico cresceva così abbondante e profumato che i vicini presi dall’invidia per quel bellissimo vaso, per non essere da meno, si fecero fabbricare dei vasi di terracotta a forma di “testa di moro”.







Ma qui. http://www.laltrariva.net/?p=403 ho trovato un'altra leggenda, ripresa addirittura dal Boccaccio, nel Decamerone: La storia di Isabetta da Messina.

 Abitavano dunque a Messina tre giovani fratelli, che facevano i mercanti, ed erano molto ricchi. E avevano una sorella, Lisabetta, molto molto bella, che però non era ancora sposata. E avevano, questi tre fratelli, un giovane garzone di bottega, Lorenzo, bello e leggiadro, che si innamorò di Lisabetta, e anche Lisabetta s’innamorò di lui e divennero amanti. Ma una sera il maggiore dei fratelli vide Lisabetta entrare nella stanza del suo amante… Come porre fine a questa vergogna? Soprattutto, come fare che nessuno sapesse in giro. La mattina seguente si consultò con gli altri fratelli e insieme decisero. Senza dir nulla, neanche un rimprovero alla sorella, con una scusa andarono fuori città portando con loro Lorenzo. Quando giunsero in un luogo solitario, lo uccisero e ne seppellirono il corpo. Al ritorno dissero che avevano mandato il ragazzo in qualche luogo per commissioni… L’amore… allora, come sempre ancora oggi, non rispetta regole… non conosce le barriere del censo e del denaro… ma le regole vanno rispettate… delitto d’onore dunque, decidono i fratelli di Lisabetta… e si allunga quella scia di sangue… che arriva a lambire il nostro tempo… Torniamo alla nostra Lisabetta che, nulla sapendo dell’omicidio, ancora aspettava il suo Lorenzo… Ma Lorenzo non tornava e Lisabetta cominciò a chiedere di lui, con molta insistenza… troppa. “Che vuol dir questo? Che hai tu a fare di Lorenzo, ché ne domandi così spesso”, le chiesero i fratelli. E Lisabetta rimase in silenzio, sola nella tristezza dell’attesa. E piangeva,  piangeva, finché una notte che tanto ebbe pianto Lorenzo le apparve in sogno: “Lisabetta, tu non fai altro che chiamarmi e con le tue lacrime mi accusi della mia assenza. Ma sappi che io non posso più tornare, perché i tuoi fratelli mi hanno ucciso”e le indicò il luogo dove era stato seppellito.
La mattina seguente, di nascosto dai fratelli accompagnata da un’amica che conosceva il suo segreto, Lisabetta andò nel luogo che le era stato indicato in sogno… spostò le foglie secche, scavò dove la terra era più morbida e trovò il corpo del suo povero amante… Addoloratissima,  avrebbe voluto portarlo via con sé, per dargli almeno una degna sepoltura.… ma come fare? Ne avrebbe portata via allora almeno una parte.. così con un coltello tagliò come poté la testa dal busto, l’avvolse in un grande fazzoletto e se ne tornò a casa.. Lì pianse, pianse a lungo, tanto da lavare con le lacrime la testa del suo Lorenzo, poi prese un vaso, di quelli dove si pianta il basilico, vi mise la testa del suo amato, la ricoprì di terra e vi piantò parecchi piedi di bellissimo basilico. Innaffiato dalla sue lacrime il basilico divenne bellissimo e profumatissimo. Il basilico, pianta regale, pianta anche dell’amore e della passione… Il basilico della nostra novella cresceva, ma Lisabetta piangendo deperiva. I fratelli vennero a sapere dai vicini del comportamento molto strano, un po’ folle della sorella, che trascorreva tutto il tempo a curare il vaso del basilico. Allora   glielo nascosero… ma questo fece peggiorare le condizioni della fanciulla, che con insistenza cominciò a chiedere di avere il vaso indietro. I fratelli allora, chiedendosi cosa ci fosse mai in quel vaso, vi frugarono dentro e vi trovarono la testa di Lorenzo. Così per paura che il loro delitto venisse scoperto, sotterrarono di nuovo la testa, scapparono da Messina e fuggirono  a Napoli, e Lisabetta,  senza neanche più la sua preziosa reliquia, poco dopo per il dolore morì.




















Chi volesse procurarsi uno di questi splendidi vasi, sappia che la loro patria è la città di Caltagirone.

Nessun commento:

Posta un commento